
JERUSALEM
Di ritorno a Roma dopo oltre 10 anni di assenza, il coreografo Lemi Ponifasio sceglie di rivolgersi a un luogo simbolico, emblema di un universale desiderio di pace. La sua Gerusalemme è, infatti, un territorio in cui si incontrano culture e linguaggi, uno spazio rituale in cui mettersi in discussione per cercare insieme un nuovo inizio o un concerto in cui si mescolano modelli in frantumi o in continua evoluzione, le promesse e i naufragi che la città stessa ha creato o ispirato. Otto performer trasformano novanta minuti di preghiere tradizionali in un rito cerimoniale costruito sull’antica tradizione dei canti Maori ma intessuto con il poema epico Concert Al Quds di Adonis Ali Ahmad Said Esber, tra i più influenti poeti arabi del ventesimo e ventunesimo secolo. «Gerusalemme è uno dei luoghi più contesi della storia umana…tenuto in ostaggio all’ombra di archetipi divini in competizione che controllano e dividono la vita umana sulla terra» afferma Ponifasio. Così è il suo spettacolo, la radicale ricerca di una nuova integrità o santità.