
Il cavaliere inesistente
Come mettere in scena qualcuno che non esiste? La forza di volontà non basta, ma il teatro ci viene in aiuto. Il teatro è un luogo magico, dove giocando è possibile mettere in scena ciò che è invisibile, far vedere allo spettatore ciò che non c’è. Con Il cavaliere inesistente, Calvino ha creato uno dei personaggi più suggestivi della letteratura novecentesca, capace di segnare la crescita di molte generazioni, tra cui la mia. Agilulfo è pura forza di volontà: nei modi e nelle azioni, sarebbe il paladino perfetto, se non fosse che non esiste. Tale conflitto lo rende potentemente umano e vicino a noi. La storia di questo eroe impossibile ribalta ironicamente l’immaginario dei racconti cavallereschi e rende protagoniste figure solitamente marginali. L’intera narrazione è infatti affidata alla guerriera Bradamante, la quale, per eccellenza, rappresenta la diversità nell’armata di Carlo Magno. Lo spettacolo indaga le tematiche dell’identità e dell’esistenza, mettendo al centro i tre elementi principali del romanzo: una voce narrante di donna, un cavaliere che non c’è e un gioco fanciullesco di guerra e di amore.
In scena ci saranno quattro attrici, quattro Bradamante che, attraverso le parole di Calvino, racconteranno le vicende di Agilulfo, Gurdulù, Rambaldo, Torrismondo e gli altri. Oltre ad agire diventando via via i personaggi della storia, le interpreti manovreranno una grande armatura bianca, come se fosse una marionetta, dando vita al Cavaliere Agilulfo.