
Frollo
Frollo è il nome del protagonista della storia: un bambino impastato di pan pepato che un giorno si trova a percorrere un’avventura più grande di lui. Il terribile vorace figlio del Re sta mangiando a pezzetti tutto il paese. Lo si potrà fermare solo andando alla ricerca di una sostanza magica che può placare la sua fame.
Frollo parte e le avventure cominciano. La storia è anche una metafora della nostra società dei consumi pronta a divorare ogni cosa. Naturalmente c’è anche un po’ di Pinocchio in questo Frollo che alla fine si sbriciola per rinascere bambino, e c’è anche un po’ di tutti noi nel bambino che si incammina per la sua strada, andando dritto, girando a destra, girando a sinistra, rivolgendosi chissà dove.
Racconterò la storia di un pupazzetto di pasta frolla che diventa di carne sangue sudore e caccole, ma solo dopo molte disavventure mortalmente rischiose. Sarà il mio modo di accendere gli animi degli ascoltatori, ma sì, li vorrei proprio incendiare. Quel pomeriggio potrò volare e staccarmi dal suolo della mia sedia, farmi tira e molla per attraversare una grata, staccarmi via via pezzi di corpo perché ho un cuore troppo dolce e così via, fino alla sudata finale che non vi racconto come accadrà. […] Qui è davvero all’opera un corpo narrante, in continua metamorfosi, è lo spettacolo dove ancor più che in Kohlhaas il mio corpo e il mio volto e la mia voce subiscono un impressionante trasformazione, un cartone animato, un fumetto in movimento.